Una vicenda tutta giocata su una serie di situazioni assurde, tendenti a stravolgere l’agire dei personaggi sulla scena, con una comicità che non deriva tanto dalla raffigurazione caricaturale dei vari caratteri, quanto dall’anormalità della situazione che costringe i personaggi ad assumere atteggiamenti paradossali, unitamente ad una partitura musicale deliziosamente armonico-melodiosa. Tutto questo è stata “Il Trespolo tutore”, di Alessandro Stradella, opera inaugurale della Stagione d’Opera del Teatro Carlo Felice. Omaggio alla civiltà musicale genovese, una delle prime opere comiche della storia del teatro lirico, questo gioiellino barocco, si avvale di un maliziosissimo libretto di Cosimo Villifranchi e fu tenuta a battesimo al Teatro Falcone di via Balbi nel 1679 con notevole successo. Riportato sulle scene, per la prima volta in epoca moderna in Italia, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, “Il Trespolo tutore” ha deliziato e pienamente convinto il pubblico in tutte le tre recite in programma. In un contesto atemporale ed astratto, con le scene di Leila Fteita ed i bellissimi costumi di Nicoletta Ceccolini, gradevole la pacata ma efficace regia firmata da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi. Squisitamente raffinata la direzione d’orchestra a cura di Andrea De Carlo, con interpreti tutti perfettamente all’altezza di questa gemma barocca: Marco Bussi (Trespolo), Raffaella Milanesi (Artemisia), Carlo Vistoli (Nino), Juan Sancho (Simona), Silvia Frigato (Ciro) e Paola Valentina Molinari (Despina). Intensi e calorosi applausi al termine, da un pubblico desideroso di porre fine a una prolungata astinenza musicale, ripagato ampiamente con questo delizioso tesoro nascostro.
gb