Il “Cristoforo Colombo” compie cinquant’anni: ripercorriamone la storia,
dall’idroscalo di San Pier d’Arena all’aeroporto di Sestri Ponente

Cinquant’anni fa, il 12 ottobre1962, veniva inaugurato dall’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni e dal ministro Paolo Emilio Taviani, in rappresentanza del Governo, l’aeroporto Cristoforo Colombo. In questa ricorrenza può essere interessante ripercorrere le tappe del legame di Genova e di San Pier d’Arena con l’epoca pionieristica del volo e i primordi dei collegamenti aerei commerciali in Italia. Il primo essere umano a solcare i cieli della nostra regione fu la francese Marie Sophie Blanchard nel 1811 che partita in pallone da Milano fu sospinta dai capricci del vento dapprima sul mare del golfo di Genova e poi a Montebruno, nei pressi di Torriglia, dove cadde. L’aeronauta finì su un albero e il contadino che la trovò il mattino seguente cadde in ginocchio pensando che si trattasse della Madonna. Tirata giù dall’albero ci volle del bello e del buono per convincere i cittadini di Montebruno, sindaco in testa, a lasciar venir via dal paese madame Blanchard, poiché gli abitanti del luogo reclamavano il diritto a tenersi la signora francese in quanto caduta nel loro comune. La pioniera dell’aria purtroppo morirà tragicamente nel 1819 precipitando sui tetti di Parigi con il suo aerostato in fiamme. Altre ascensioni in pallone partite da Genova si susseguirono fino al 1910, quando a pochi anni di distanza dal primo volo con il più pesante dell’aria dei fratelli Wright, la città ospitò i voli del belga Giovanni Olieslager e del genovese Ciro Cirri partiti entrambi dal Lido d’Albaro sfruttando una pista in legno realizzata sul tracciato dell’attuale via Guerrazzi. Nel 1911, per celebrare il cinquantenario dell’unità nazionale, la nostra città fu tappa della competizione aerea Parigi-Roma, vinta da Conneau su Bleriot XI. Nel corso della prima guerra mondiale l’Ansaldo ebbe un ruolo di primo piano e produsse, su progetto degli ingegneri Savoia e Verduzio, lo SVA. Fu un successo mondiale prodotto in 10 versioni più una anfibia, l’ISVA. Lo SVA superava di 40 Km la velocità degli aerei avversari e alleati. I velivoli erano prodotti in massima parte nello stabilimento di Borzoli e collaudati sul campo d’aviazione realizzato a Trasta, sull’area attualmente occupata dalle Ferrovie.
Dallo SVA fu tratto l’A1 Balilla, ma dopo la realizzazione nel 1919 dell’A300 e A310 l’Ansaldo cessò la produzione aeronautica. Solo la Piaggio, l’ industria fondata da Rinaldo Piaggio che nel corso del primo conflitto mondiale aveva dapprima realizzato componentistica per passare poi alla costruzione di velivoli, continuò la produzione in campo aeronautico e anzi la espanse iniziando a produrre attraverso la controllata CMASA di Marina di Pisa gli idrovolanti Wal su licenza della tedesca Dornier, che per le clausole del trattato di pace non poteva costruirli in Germania. La CMASA realizzò, sempre su licenza Dornier, due giganteschi idrovolanti DO X battezzati “Umberto Maddalena” e “Alessandro Guidoni” con 12 motori FIAT da 560 CV che potevano portare fino a cento passeggeri ed erano dotati di tutti i comfort. Nel 1923 venne costituita una commissione di studio per i collegamenti aerei di Genova e così prese il via la realizzazione di un idroscalo, dotato di banchine di attracco, officine e hangar di ricovero per i velivoli. Fu realizzato all’ombra della Lanterna in quello che, prima del riempimento per la realizzazione del porto merci di San Pier d’Arena, era stato un delizioso piccolo golfo prospiciente la zona della Coscia e che fu ribattezzato in onore del regime “Bacino Mussolini”. Nel 1925 per iniziativa di Rinaldo Piaggio fu fondata la S.A.N.A. ( Società Anonima Navigazione Aerea) con sede a Genova e nel 1926, quasi in contemporanea con un’analoga iniziativa dei triestini fratelli Cosulich che avevano fondato la S.I.S.A. che operava in Adriatico, prese il via il primo collegamento aereo italiano sulla tratta Genova-Roma-Napoli-Palermo. La flotta aerea della S.A.N.A. era costituita da idrovolanti Wal (Balena) e Super Wal che potevano portare fino a 12 passeggeri e le linee esercite, che facevano sempre scalo all’idroscalo genovese, ben presto estesero i collegamenti a Gibilterra, via Cartagena-Barcellona-Marsiglia, Tripoli via Palermo e Cagliari via Roma. Le cabine non erano pressurizzate e gli spifferi abbondavano pertanto ai passeggeri veniva offerta una coperta e una borsa dell’acqua calda. Gli aerei erano dotati di toilette per le “impellenti necessità della vita” e ai passeggeri alla partenza veniva testualmente raccomandato “che non gli saltasse in mente lo sghiribizzo di voler parlare con i piloti”. La S.AN.A. e la S.I.S.A. furono assorbite nel 1934 dall’Ala Littoria, la prima compagnia aerea nazionale. Fu Giorgio Parodi , valoroso pilota reduce dalla prima guerra mondiale e fondatore con Giorgio Guzzi della Moto Guzzi, con il fratello Enrico e Giorgio Profumo a far nascere nel 1928 a Genova un Aeroclub che all’epoca si chiamava RUNA (Regia Unione Nazionale Aeronautica). La città non possedeva un aeroporto, ma aveva il mare e così si optò per gli aerei in versione anfibia. Il Lido d’Albaro ospitò i primi idrovolanti, poi Parodi ottenne di trasferire la sede dell’Aeroclub all’idroscalo. Gli anni Trenta videro l’affermazione in Italia, ma non solo, degli idrovolanti, grazie anche alle due crociere atlantiche di Italo Balbo nel 1931 (Italia-Brasile) e nel 1934 (Italia-America del Nord), e il nostro idroscalo nel 1934 fu tappa del giro celebrativo effettuato in alcune città italiane dai velivoli che avevano partecipato alla trasvolata. I piloti e tecnici genovesi che avevano partecipato alla crociera furono ricevuti in Comune e portati in trionfo. Lo scalo di San Pier d’Arena fu utilizzato spesso per i collegamenti rapidi con Roma, infatti nel 1933 giunsero a Genova il primo ministro britannico Mac Donnand e il ministro degli esteri Sir John Simon e fu Italo Balbo in persona a riceverli e trasportarli in volo a Roma con un idrovolante S 66. Genova e l’idroscalo costituivano già allora uno snodo importante dei collegamenti internazionali tra il nord Europa (Londra e Parigi) e il Mediterraneo, favorito dalla facilità di interscambio con le altre tipologie di trasporto: navale, ferroviario e stradale (Autocamionale). Un particolare curioso e forse poco conosciuto è che la Madonna delle Grazie fu eletta “Madonna dell’Idroscalo, protettrice degli avieri autisti e operai”, ma il suo ruolo in ambito aviatorio fu soppiantato dalla Madonna di Loreto che dal 1920, con decreto di Papa Benedetto XV, era stata nominata patrona degli aeronauti, poiché nel 1294, secondo la tradizione, gli Angeli effettuarono proprio sulla tratta Nazareth-Loreto il trasporto cargo via aerea della Santa Casa della Madonna. Accanto a Giorgio Parodi non si può dimenticare il ruolo svolto dalla genovese marchesa Carina Negrone, detentrice di ben sette record mondiali femminili, come quello di altezza per velivoli a elica con 12.043 metri e quello di altezza per idrovolanti con 5.400 metri, conquistato nel maggio 1934 partendo proprio dal nostro idroscalo. Una eccezionale aviatrice entrata di diritto in quel ristretto novero di donne che ebbero un ruolo di primo piano nell’aviazione mondiale come la statunitense Amelia Earahrt , le francesi Marise Hilsz e Jaqueline Auriol, la britannica Amy Johnson e la tedesca Hanna Reitsch. Carina Negrone, alta bionda dagli occhi cerulei, emanava un fascino naturale e carismatico unito a una grande semplicità che conquistava tutti coloro che la conobbero, compreso l’estensore di questo articolo che a undici anni, nel corso della manifestazione aerea AGE 62, ebbe l’onore di conoscerla, seppur fuggevolmente, e di stringerle la mano. Sul finire degli anni trenta ci si rese conto che Genova aveva bisogno di un vero aeroporto per velivoli ruotati e nel 1937 l’ingegner Ariberto Albertazzi del Consorzio del Porto presentò uno studio di fattibilità che prevedeva la costruzione di un aeroporto proprio a Sestri Ponente, nell’area dove sorge attualmente. Lo scoppio della seconda guerra mondiale fece accantonare l’idea dell’aeroporto ma Ponte Somalia, nel bacino portuale di San Pier d’Arena, ospitò e fece da pista di volo per una manciata di biplani militari CR 42 della 82ma Squadriglia da caccia, che ben presto furono trasferiti altrove. Dopo la guerra fu proprio l’infaticabile marchesa Carina, assistita dai soci dell’Areroclub, a volere la rinascita dell’idroscalo con l’arrivo di alcuni idro Ca100 e altri velivoli Macchi. Nel 1955 la britannica “Eagle Airways” attivò un collegamento aereo Genova – S.Margherita – Southampton con idrovolanti Short Solent, derivati dall’anfibio militare britannico Sunderland. I passeggeri all’idroscalo sampierdarenese erano trasbordati a terra con lance; poi si verificarono due incidenti, senza conseguenze per i passeggeri, che danneggiarono due velivoli ma segnarono la fine del collegamento aereo e anche dell’idroscalo, poiché fu necessario recuperare l’area su cui sorgeva per le esigenze della vicina centrale elettrica. Del passato resta memoria nel nome di una strada della zona : Via all’Ex Idroscalo. Nel 1954, a distanza di circa vent’anni dal progetto Albertazzi, presero il via i lavori di costruzione dell’aeroporto di Genova su progetto degli ingegneri Fermi, Grimaldi, Babini, Casiraghi e Contardo e nel 1959 fu preparata una striscia asfaltata che permise alla marchesa Negrone di trasferire da Novi Ligure a Genova i velivoli dell’Aeroclub. Nel 1960 sulla pista provvisoria atterrarono i primi “Heron” Itavia del collegamento Genova – Roma, poi finalmente nell’ottobre 1962 l’inaugurazione dell’aeroporto con una pista di 2.285 metri e un’aerostazione provvisoria allestita con squallidi prefabbricati che ospitarono anche personaggi illustri o famosi come la Regina Elisabetta II, in visita ufficiale a Genova, e l’astronauta Michael Collins, reduce dalla missione lunare Apollo 11. Infine nel 1986 fu inaugurata l’attuale aerostazione che nel ritardo dell’allestimento definitivo trasse tutto sommato il vantaggio di avvalersi di tecnologie più moderne rispetto a quelle disponibili nel 1962.

Fulvio Majocco