Gazzettino Sampierdarenese

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San Pier d’Arena e Sampdoria: le radici della squadra nella nostra “piccola città”

Lug 21, 2023

Tra i genovesi se ne è parlato per mesi, ma nel mese di maggio la questione ha superato i confini della Liguria ed ha interessato anche gli altri appassionati lungo tutto lo stivale; una metà della città l’ha vissuta (quasi) col sorriso, a volte solamente accennato, altre spavaldamente mostrato a quella restante metà di Genova che, al contrario, l’ha vissuta con l’amarezza e la delusione nel cuore: nel bene, o nel male, della situazione Sampdoria se n’è parlato eccome. Tra gli sfottò, social e non, della compagine rossoblù, uscita vittoriosa e già tornata in Serie A dopo l’amaro finale della scorsa stagione terminata con la retrocessione al campionato cadetto, tra le pagine sportive dei giornali con sempre nuove notizie e nuovi personaggi introdotti nell’intricata questione, la tragica situazione societaria della squadra blucerchiata ha tenuto banco tra i tifosi e appassionati del gioco del pallone lungo tutto il corso della stagione appena terminata. Dopo settimane di notizie rivelatesi il più delle volte infondate, di titoli drammatici, di prese di posizioni da parte anche degli stessi giocatori e di contestazioni della tifoseria, la sera del 30 maggio, al termine di due giornate di trattative di fuoco, il presidente Marco Lanna in mezzo ai tifosi assiepati sotto Corte Lambruschini ha ufficializzato la riuscita dell’accordo fra, l’ormai, ex proprietario Massimo Ferrero e la coppia Andrea Raddrizzani e Matteo Manfredi, sembrando mettere un punto alla travagliata vicenda. ‘Sembrando’ perché era ancora troppo presto per parlare di salvezza assicurata dal fallimento: il giorno ultimo entro il quale iscrivere la squadra al Campionato di Serie B, il 20 giugno, sembrava essere inesorabilmente troppo vicino e il raggiunto accordo per il passaggio di testimone al duo Raddrizzani-Manfredi non era sufficiente a garantire l’iscrizione della squadra al campionato del prossimo anno: ancora mancavano alcuni tasselli burocratici per riuscire ad avere tutte le documentazioni necessarie. La situazione estremamente delicata si è risolta per il meglio con la squadra che si è riuscita ad iscrivere in regola e nei tempi richiesti: sicuramente, per i ritardi nei pagamenti degli stipendi e della tassa IRPEF, la squadra subirà dei punti di penalizzazione, l’ammontare dei quali ancora non è definitiva, ma questa notizia non ha placato l’entusiasmo dei tifosi per il salvataggio della Sampdoria, che ora, una volta per tutte, può dirsi riuscito. Gli ultimi travagliati mesi della Sampdoria hanno coinvolto la gran parte, se non la totalità della città, ma in ogni caso, il nostro amato quartiere dovrebbe essere il primo fra tutti ad interessarsi delle sorti della squadra, a prescindere dalla fede calcistica. Ma perché del destino della squadra proprio noi sampierdarenesi ci saremmo dovuti interessare? La Sampdoria affonda le sue radici nelle strade di San Pier d’Arena. L’altra protagonista, accanto all’Andrea Doria, della celebre fusione dalla quale è nata la squadra blucerchiata è infatti l’Associazione Calcistica Sampierdarenese la squadra di San Pier d’Arena per eccellenza fin dalla sua nascita nel 1899 come sezione calcio della polisportiva Società Ginnastica Comunale Sampierdarenese e poi nel 1911 diventata associazione calcistica distinta, quando San Pier d’Arena era ancora un comune autonomo, diviso amministrativamente e geograficamente dal promontorio dalla città di Genova. L’evoluzione e la storia della Sampierdarenese, che confluirà infine nella creazione proprio dell’Unione Calcio Sampdoria, è una cartina tornasole della storia ed evoluzione della stessa San Pier d’Arena. I campi utilizzati dalla squadra, ad esempio, disegnano una San Pier d’Arena che non esiste più: il primo storico campo si trovava presso Piazza d’Armi, nell’attuale via Porro, nella zona del Campasso, in seguito si spostò lungo diversi campi sportivi sparsi per tutto il quartiere, tra i quali la Fornace presso via Rolando, fino ad arrivare a disputare le proprie partite casalinghe nello Stadio di Villa Scassi. Affettuosamente chiamato anche “A scàtoa de pìloe” perché, a causa delle ridotte dimensioni, le sue tribune ospitavano i tifosi ammassati proprio come pillole in una scatola, la partita inaugurale dello stadio nel 1920 vede scontrarsi, ironia della sorte, la Sampierdarenese con i futuri compagni di squadra dell’Andrea Doria. Il destino dello storico Stadio di Villa Scassi è quello di molti edifici sampierdarenesi dell’epoca: a soli otto anni dalla sua costruzione venne abbattuto per far spazio a quella che oggi è l’arteria principale del traffico cittadino, via Antonio Cantore. La squadra divenne un vero e proprio simbolo di San Pier d’Arena, i seimila posti dello stadio di Villa Scassi erano sempre occupati da una tifoseria calda e combattiva, il legame con il quartiere e la sua gente si intrecciò sempre più, tanto che la storia di uno seguì e divenne quasi espressione dell’altro: infatti, nel 1927, a seguito dello sbancamento del promontorio di San Benigno a cui era seguita l’annessione di San Pier d’Arena al resto della città di Genova per la realizzazione del progetto Grande Genova, la squadra fu per la prima volta fusa con l’Andrea Doria, formando la nuova AC La Dominante. Questa prima unione, forzata dalle autorità fasciste che avevano intravisto in questa nuova squadra uno strumento attraverso il quale facilitare la transizione e la coesione sociale della nuova città allargata, non raggiunse i risultati sperati né sul piano sociale né sul campo: nessun cittadino si riconosceva in questa squadra senza una vera identità (la squadra venne addirittura nuovamente fusa con Sestrese e Rivarolese sotto il nome di F.B.C Liguria) e la stessa passò quasi tutti gli anni della sua esistenza in serie B fino ad arrivare alla retrocessione anche in serie C, decretandone la fine. È proprio con la nascita dell’Unione Calcio Sampdoria che l’integrazione auspicata si realizza pienamente, ed anche in questo frangente, è sempre San Pier d’Arena che ne fa da scenografia. Bisogna fare un salto nel tempo, arrivare fino al 1946: nell’Italia post-bellica la FIGC decide di voler ricostituire la Serie A; l’ultimo campionato di serie A che la federazione decide di considerare regolare è quello del 1942-43, anno in cui l’Andrea Doria non aveva partecipato, al contrario della Sampierdarenese, che ne aveva preso parte con il nome di Associazione Calcio Liguria (tra il 1937 e il 1945 la rinata Sampierdarenese aveva riassorbito la Rivarolese e la Corniglianese e aveva modificato il proprio nome sotto le spinte dell’Ansaldo desiderosa di ampliare il bacino di utenza della squadra, che ai tempi aiutava concretamente). Pertanto, all’alba della nuova era del campionato di massima serie italiano, la Sampierdarenese, seppur si trovasse in condizioni economiche tragiche, disponeva del titolo sportivo per partecipare alla serie A, mentre l’Andrea Doria, che aveva appena concluso un mercato di acquisti di primo livello ed era ricco di liquidità, avrebbe dovuto ricominciare dalla serie cadetta. Presso il Bar Roma, in Piazza Vittorio Veneto, nel giugno 1946 i soci della Sampierdarenese si riunirono in assemblea straordinaria proprio per discutere per la prima volta dell’eventualità dell’unione con l’Andrea Doria: questo è il momento in cui il seme della Sampdoria inizia a germogliare. Il processo iniziato non fu semplice né tantomeno immediato, diversi furono gli incontri e le assemblee tenute prettamente proprio a San Pier d’Arena. Oltre al già citato Bar Roma, simbolo ed oggi quasi un luogo di pellegrinaggio della tifoseria blucerchiata, assemblee furono tenute ad esempio presso la sede della Ginnastica Sampierdarenese in via Marabotto. Lunedì 12 agosto 1946 presso lo studio dell’avvocato Bruzzone in Galleria Mazzini, al numero 10 la redazione dell’atto formale: l’Unione Calcio Sampdoria è nata.
Ed ecco, tutto questo è perché a noi sampierdarenesi deve interessare di quali sono le sorti della Sampdoria: perché la Sampdoria è sampierdarenese come noi; perché è nata qui, fra i bar e le sale dove i suoi creatori hanno iniziato a tesserne la trama e fra i tifosi ammassati allo Stadio di Villa Scassi ad incitare quei giocatori con le casacche con la banda rossonera; perché la Sampdoria porta nel suo DNA uno dei simboli della nostra amata San Pier d’Arena. Non a caso San Pier d’Arena ancora oggi ha la più grande concentrazione di tifosi sampdoriani, non a caso nei racconti delle notti dell’epico scudetto 91-92 il nostro quartiere viene descritto come una marea di bandiere blucerchiate, un’onda continua dei colori della Samp lungo tutti i palazzi del quartiere. Il luogo dove si è nati, le proprie origini e tradizioni non possono essere dimenticate. Ed è per questo che, per qualunque sampierdarenese, la fine della Sampdoria sarebbe andata al di là delle questioni da tifoserie, perché con lei non se ne sarebbe andata soltanto una squadra di calcio, amata o odiata, ma anche quel che è rimasto di una San Pier d’Arena che ormai non esiste più, il ricordo di una “piccola città”, della nostra “piccola città”. Se la nuova società aprirà un nuovo ciclo si vedrà fra un po’ di tempo, anche se nel calcio moderno un ritorno alla ‘Sampdoro’ dell’epoca dei mitici Vialli e Mancini sembra più che utopistico: ciò che in ogni caso non cambierà è il suo essere come tutti noi, figlia del nostro amato quartiere, perché ,alla fine, la lega un filo, un filo che la porta dritta a San Pier d’Arena.

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