Gazzettino Sampierdarenese

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Ancora muri imbrattati in piazza Treponti

Apr 5, 2017

Ancora muri imbrattati a San Pier d’Arena. Oggi nuove scritte sono apparse sui muri perimetrali della Palazzo della Fortezza e sulla facciata in pietra (appena ripulita) dell’edificio di fronte allo storico palazzo dal lato di piazza Treponti. Pubblichiamo una foto che ci ha inviato la capogruppo di Forza Italia in Municipio, Lucia Gaglianese. Un brutto vizio quello di imbrattare i muri, cosa che non avviene soltanto nella nostra San Pier d’Arena, e che, purtroppo, non si riesce ancora a fermare. Eppure le zone della città coperte da telecamere sono moltissime, molte le pattuglie di polizia e carabinieri che girano di notte per le strade, così come i guardiani che vigilano sulle attività commerciali del quartiere. Però di questi “writers” che, con scritte volgari e minacciose, aggiungono spesso degrado all’abituale degrado non c’è mai traccia, Colpiscono di notte, indisturbati, e mai vengono presi con le “bombolette” nel sacco. Forse, se qualcuno di questi imbrattatori fosse beccato (anche grazie alle telecamere) e punito in maniera severa, questa mania di scrivere sui muri passerebbe a molti.

4 commenti su “Ancora muri imbrattati in piazza Treponti”
  1. Un paio di considerazioni sulle scritte partendo proprio dalle stesse:
    1) L’uomo è abbastanza saggio da governarsi da solo: FALSO: se fosse anche minimamente saggio, non imbratterebbe i muri. Leggere Bakunin, T. More o Marcuse, non significa necessariamente averli capiti. Poi, ho la sensazione che questo vandalismo patetico sia opera di altrettanto patetici nullafacenti che vivono ancora sulle spella edi genitori (ma, forse, mi sbaglio).
    2) Lo stato è una merda: VERO: se non lo fosse, gli str**** non ci vivrebbero così bene, così bene che, a fronte dei loro vandalismi, sanno che nulla può loro succedere. Volete essere rivoluzionari? Andate a imbrattare dove rischiate che vi vengano tagliate le mani, per esempio. Consiglio anche la lettura di 1984 di Orwell.

  2. Sono assolutamente d’accordo con ciò che afferma la signora Luana. Persone che giocano a fare i rivoluzionari. Gente che con la complicità delle amministrazioni ottiene spazi e contributi. Gente che può fare ciò che vuole e scrivere queste nefandezze. La cosa più grave è che tali azioni sono anche sostenute da chi dovrebbe insegnare le regole del vivere civile e il rispetto delle Leggi alle future generazioni. La cosa strana è che, nonostante i muri di quella zona siano stati tutti “colpiti” da questi messaggi illuminanti sulla “non violenza” e la “tolleranza” di queste persone, il murale non è mai stato “sporcato” da parole offensive! Che sia perché affine nel colore delle scritte e pertanto non si vedrebbero? Oppure, ci dovremmo attendere dei nuovi bozzetti per coprire queste scritte ingiuriose?

  3. Mi ha colpito la somiglianza della calligrafia con altre scritte. Quel modo particolare di fare la “e” e la “s”, poi mi è venuto in mente dove ne avevo viste di simili: Corso Gastaldi sotto i portici, Via Gramsci e di fronte a Porta Soprana nei pressi del Centro sociale. I casi sono due o questi imbrattatori usano la stessa calligrafia o sono opera della stessa mano. Ritengo tutto questo scrivere sui muri e ogni dove (perfino sull’arco di Ponte Monumentale a 30 metri da terra) una forma di violenza nei confronti del prossimo, che è costretto, volente o nolente, a leggere queste frasi idiote e spesso offensive. Stesso discorso per i murales. La differenza tra un quadro ed un murales è la stessa: il quadro è un’opera che posso scegliere di andare a vedere in un museo o una mostra, se lo voglio e se mi piace, il murales me lo devo sorbire comunque, anche se brutto o di cattivo gusto come quello vicino al Matitone. Basta con l’insozzare i muri di tutta la città!

  4. Prima le scritte dei centri sociali in Via Rolando, poi il murales di V. Cantore ( mai rimosso in proprietà privata ), i murales in V. Di Francia, la presa in giro con il murales dalle suore ed i loro protettore istituzionali ( vedi dichiarazione false della Buslacchi ), ed adesso si continua; fenomeno stranamente tollerato ed incentivato dalla maggioranza del Municipio.

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