“… la vista si dilettò in veder gl’atteggiamenti humani ben espressi da un legno…”. Così, nel 1682, riportavano le cronache al termine dell’esecuzione de “Il Girello”, dramma burlesco per musica di Jacopo Melani, al Teatro San Moisè di Venezia. Certamente con linguaggio meno aulico, anche noi non possiamo non condividere pienamente tale giudizio dopo aver assistito ad una rappresentazione di questo autentico gioiello seicentesco, al Teatro Verdi di Pisa, proposto nella stessa versione veneziana per “fantoccini” (oggi marionette) e che marionette, visto che si trattava della Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli. Titolo fra i più rappresentati in Italia nella seconda metà del ‘600, offre una maliziosa ed intelligente parodia sul potere, dove i vari registri del dramma e della commedia dell’arte si contaminano attraverso equivoci, travestimenti e magie. Spettacolo delizioso, con un teatrino con le sue quinte, collocato sul palcoscenico del teatro, dove vivono la vicenda le marionette con i loro stupendi costumi, in un contesto di una sapiente illusione prospettica con la regia di Eugenio Monti Colla, ultimo discendente della gloriosa dinastia di marionettisti, scomparso giorni or sono. A dar voce alle marionette, protagoniste assolute, ben figuravano Giorgio Marcello (Girello, Mago, Filone, Plutone), Alberto Allegrezza (Tartaglia, Pasquella), Riccardo Pisani (Ormondo, Odoardo, Inganno), Riccardo Angelo Strano (Mustafà, Vendetta) e Jennifer Schittino (Doralba, Erminda, Proserpina). Assoluto padrone nel repertorio, impeccabile la direzione di Carlo Ipata e la prova dell’Orchestra Auser Musici. Marionette al potere dunque; il potere d’aver deliziato un pubblico acclamante al termine dello spettacolo.
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