Carissimi lettori, vi giungano dall’editrice S.E.S. e dalla Redazione del Gazzettino i migliori auguri di ogni bene, per un Natale di pace e serenità. Vogliamo con voi riflettere un attimo sul vero significato della parola “pace”, sicuramente desiderata da tutti, ma della quale spesso si ignorano le ragioni per crearla e goderne appieno. Non pochi associano, giustamente, questo termine alla mancanza di guerre vicine, ma occorre rendersi conto di come la pace sia elemento fondante ed anima di qualsiasi comunità umana, anche la nostra. Certo, grazie a Dio non siamo in guerra con il suo tragico corollario di sangue e lutti, ma ci ricordiamo qualche volta che la pace significa anche cercare di appianare le divergenze con chi ci sta sullo stomaco, per non dire altro? Ci viene mai in mente che la frenesia e l’insofferenza dalle quali siamo tutti afflitti sono l’esatto contrario di quella pace che tanto desideriamo? Nel condominio, in famiglia, in auto, per la strada, al supermercato, è tutto un continuo cercare di superare l’altro, criticarlo se non insultarlo, odiarlo magari per uno sguardo storto o per vecchie ruggini, e via così. Spesso si pretende che sia l’altro a fare un passo verso di noi con scuse, senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di essere i primi a farlo. E’ questa la pace che vogliamo? No di certo, ma così molti vivono e pensano sempre che la colpa sia degli altri, mai un po’ di autocritica. Sicuramente esistono gravi fratture difficilmente sanabili quando a monte c’è stata violenza o comportamenti comunque molto scorretti, oppure in chi vive momenti difficili per il lavoro o per la crisi, ma la maggioranza delle persone si complica dannatamente la vita spesso per sciocchezze, sanabili con un sorriso e con una mano tesa. “Non intendo passare per scemo, è un principio!”. Quante volte abbiamo sentito queste durezze o le abbiamo esclamate. Il Natale di pace significa proprio l’andare oltre a tutto ciò, anche ai nostri limiti di orgoglio. Se vogliamo la pace dobbiamo seminarla, persino laddove può apparire sciocco ed autolesionista, proprio quando si “passa per scemi”. Gesù ci insegna l’umiltà e l’incontro con l’altro, anche con colore della pelle diverso dal nostro o con certi concittadini dai comportamenti lontani anni luce da quanto vorremmo. Il Natale unisce, rasserena, dona la pace agli uomini di “buona volontà”, cioè quelli che almeno ci provano a essere un poco migliori per qualche giorno. Solo così sarà davvero un Natale di pace, ed è quello che auguriamo di cuore a tutti e ciascuno.
Pietro Pero