“Sono rimasto fedele al testo cercando di esaltare quello che, secondo me, può esserne considerato l’elemento chiave: il mare. Per un uomo di mare come Simone è importante avere sempre un orizzonte visibile, ma il dolore e i palazzi del potere gli precludono la vista di questo orizzonte. Al mare ho attribuito l’importanza primaria rendendolo presente, in forme sempre diverse, per tutta la durata dello spettacolo.” Queste le intenzioni, perfettamente realizzate e pienamente condivisibili del regista Andrea De Rosa, per la messa in scena di “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi, opera monumentale ed allo stesso tempo intimistica, splendido affresco musicale in omaggio alla città di Genova, andato in scena al Teatro Carlo Felice. Secondo titolo della Stagione d’Opera, ha letteralmente affascinato il numeroso pubblico presente in sala, che non ha lesinato entusiastici applausi anche in corso d’esecuzione. Spettacolo perfetto (e, credeteci, di questi tempi è merce rara…) visivamente interessante con una struttura scenica assolutamente minimalista, proponente un’unica struttura centrale che si adattava alle varie situazioni, con sullo sfondo splendide proiezioni marine. Musicalmente superba, ha visto nella raffinata e coinvolgente direzione d’orchestra di Andriy Yurkevych un autentico momento di eccellenza assoluta, così come nell’autentica gara di bravura tra tutti gli interpreti, dove, per pura partigianeria citeremo in primis la prova del nostro concittadino Francesco Meli, splendido Adorno, che nonostante la giovane età, incanta da tempo i più prestigiosi palcoscenici del mondo. Un’autentica perla di autorevolezza l’interpretazione di Giorgio Giuseppini nel ruolo di Fiesco, mentre Vittoria Yeo ha deliziosamente dato voce al personaggio di Amelia. Il “cattivo di turno”, Paolo Albiani, ha trovato in Leon Kim un’ottimo interprete. Per ultimo, con il problema di trovare aggettivi appropriati, citiamo Ludovic Tézier nei panni del Boccanegra: splendida voce, di immenso spessore interpretativo nel delineare un personaggio appassionato e dolente allo stesso tempo. Una possente (e consueta…) prova del Coro, diretto da Francesco Aliberti, suggellava uno spettacolo decisamente da ricordare, gratificato, al termine, da un meritatissimo e prolungato “mare” di applausi.
gb