Gazzettino Sampierdarenese

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“Donna di Veleni”, una convincente prima assoluta a Novara

Feb 17, 2020

Trasferta dagli esiti piacevolmente inaspettati a Novara, dove al Teatro Coccia, superba bomboniera ottocentesca dell’architetto Oliverio, è andata in scena, in prima esecuzione assoluta “Donna di Veleni”, opera di Marco Podda su libretto di Emilio Jona. Storia di genere, fortemente al femminile, nell’eterno contrasto fra potenti e emarginati, predatori e vittime, tra violenza e misteri. Storia antica di rapporti fra maschile e femminile, incentrata su figure di donne siciliane del diciassettesimo secolo, dedite alla trasgressione e al venificio, in un tempo di caccia alle streghe e ossessioni sessuofobiche, vede al centro della vicenda la figura della “Donna di Veleni”, maga e sapiente che sarà chiamata a risolvere problemi di violenza e d’amore dai due protagonisti, Maria e Ruggero: Maria frutto di una colpa e come tale abbandonata sulla ruota della carità pubblica e Ruggero ricco possidente, spavaldo e possessivo che violenta e sposa Maria di cui è appassionatamente innamorato, senza esserne ricambiato. Entrambi chiedono un filtro alla “Donna di Veleni”: richiesta chiaramente in contrasto l’una all’altra, che solo la saggezza della maga darà risposta. In quest’opera il compositore Marco Podda presenta una partitura nel pieno rispetto della tradizione, con tutti i personaggi minuziosamente descritti nella loro psicologia, perfettamente recepiti nella rigorosa direzione di Vittorio Parisi alla testa del Dedalo Ensamble. Di grande spessore gli interpreti: superba Paoletta Marrocu, una “Donna di Veleni” da brividi, Julia Farrés-Llongueras (Maria), Danilo Formaggia (Ruggero) e Matteo Mezzaro (Amante). Una intelligente regia di Alberto Jona nel contesto della scenografia di Alice Delorenzi, supportata da un suggestivo gioco d’ombre a cura di Cora De Maria e Jenaro Mèlendrez Chas integravano l’immaginario onirico di questo pregevolissimo spettacolo, del quale non bisogna dimenticare la buona prova del Coro San Gregorio Magno e del Coro delle voci bianche del Teatro Coccia. Al termine, un teatro gramito tributava entusiastici e prolungati applausi. Perfettamente concordi, auguriamo inoltre a quest’opera un lungo e meritato percorso.

gb

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