Da qualche tempo sono apparsi in certi punti della nostra San Pier d’Arena alcuni “totem” che hanno suscitato nei cittadini reazioni dapprima positive, poi amaramente sostituite da un senso di desolazione. Chi ha pensato a queste modalità di informazione non appare infatti come dotato di idee molto chiare in materia di comunicazione e soprattutto di empatia. Le scritte parrebbero chiarissime almeno ad un primo sguardo: “Sampierdarena – Le ville storiche”, il che farebbe pensare che la piantina riprodotta rechi in bella evidenza dove si trovano e come si chiamano i nostri “gioielli” lasciatici da chi ci ha preceduto in questo territorio. Invece l’unica “legenda” si riferisce ai puntini rossi disseminati in vari settori e li definisce “varchi di accesso isola ambientale”, senza spiegare che cosa significhi tale denominazione. Se poi teniamo conto che “isola ambientale” ricorda più la genovesissima rumenta e non qualcosa di turistico, siamo proprio alla desolazione. Ma non finisce qui. Un amico ci ha fatto notare come il grafico autore della mappa non si sia nemmeno preso la briga di scrivere i nomi delle strade per il verso giusto, perciò essi sono tutti alla rovescia e chi volesse leggere la toponomastica dovrebbe farsi legare per i piedi al poggiolo del primo piano soprastante calandosi sino al punto giusto, il che non ci pare comodo. Insomma, viene da dire che il Municipio non sia fortunato per quanto riguarda i cosiddetti “totem”. Una giovane assessora di qualche anno fa aveva partorito e fatto installare un magnifico aggeggio in Largo Gozzano rimasto del tutto inutilizzato nonostante dovesse comunicare alla cittadinanza quanto aveva da dire la Municipalità. A giudicare anche da questi ultimi totem verrebbe da chiosare amaramente che la comunicazione tra Municipio e cittadini è meglio che non ci sia, piuttosto che realizzarla così malamente spendendo soldi che risulterebbero certamente più utili altrove. Speriamo solamente che si possano modificare in meglio per aiutare la gente a capire a che cosa servono realmente.
Pietro Pero