Come sarà la Sanità pubblica nell’anno che verrà? E, più in generale, quale futuro avrà in Italia il Servizio Sanitario Nazionale universalistico che dal XX secolo caratterizza i Paesi sviluppati? A giudicare dalle notizie che si susseguono le previsioni non sono rosee. Decenni di politiche errate presentano un amaro conto ai cittadini. Esponenti di ogni schieramento politico si stracciano le vesti per la carenza di personale medico. Ma alla Facoltà di Medicina impera ancora il ‘numero chiuso’. Un recente sondaggio ha rilevato che quasi quattro medici su dieci, specie i giovani e quelli dei reparti più problematici come i Pronto Soccorso, preferirebbero al posto fisso quello di ‘gettonisti’ in cooperative private (meglio pagati e meno stressati). Non pochi emigrerebbero all’estero, dove la professione è più remunerativa. E svolta in condizioni più sicure. La cronaca corrente ci riporta vari casi di aggressioni a sanitari nei Pronto Soccorso, compreso quello del Villa Scassi. La situazione degli organici infermieristici e tecnici non è certo migliore. La Federazione Cimo-Fesmed segnala che tra 2010 e 2020 sono stati chiusi 111 ospedali, 113 Pronto Soccorso e tagliati 37.000 posti-letto. Negli ospedali mancano 20.000 professionisti: 4.500 nei PS, 10.000 nei reparti e 6.000 tra i medici di famiglia e pediatri di libera scelta. Nonostante l’aumento di laureati in Medicina, occorreranno miracoli per sopperire all’esodo del prossimo quinquennio, quando andranno in pensione ben 41.000 tra medici di Medicina generale e ospedalieri (50.000 considerando tutti i medici del Servizio Sanitario Nazionale). Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) è stato drastico con la stampa: “Se non riusciremo a trovare le risorse per avere personale sufficiente e motivato sarà la fine del SSN e si scivolerà verso sistemi assicurativi che lasceranno indietro i meno abbienti. La scarsa attrattività del SSN potrebbe avere conseguenze drammatiche: se è vero che un medico su tre vuole abbandonarlo, tra pensionamenti e dimissioni potremmo trovarci, tra cinque anni, con un ‘buco’ di centomila medici”. Maggiori approfondimenti sul numero del Gazzettino Sampierdarenese appena uscito nelle edicole.
Marco Bonetti