Anna Bolena, uno dei più grandi capolavori assoluti del belcanto, è andato in scena al Teatro Municipale di Piacenza, ottenendo entusiastici consensi. Nel gioiello, dell’architetto Lotario Tomba, che proprio quest’anno compie 220 anni (portati splendidamente), abbiamo assistito ad uno spettacolo decisamente da ricordare. Composta su libretto di Felice Romani, ispirato al dramma Henry VIII di Marie Joseph Blaise de Chénier, quest’opera, che rappresenta una delle vette più alte della produzione di Gaetano Donizetti e dell’opera romantica in generale, vide la sua prima rappresentazione al Teatro Carcano di Milano il 26 dicembre 1830, riscontrando elevato consenso di pubblico e critica, confermando il compositore bergamasco tra i più importanti autori del suo tempo e con esso egli potè rivelare interamente tutta la sua vigorosa personalità lirico drammatica. Opera musicalmente possente ma statica, senza colpo di scena alcuno, ha visto, nella perfezione di ogni componente di questo spettacolo, il segreto del grande successo ottenuto. Dalle scene inquietanti, a tratti claustrofobiche, ma perfettamente consoni al dramma, firmate da Guido Buganza, ai costumi di Margherita Baldoni esaltati dalle luci di Alessandro Verazzi, all’intrigante ed efficace regia di Carmelo Rifici. Musicalmente da favola, con una direzione intensa, intima, profonamente vissuta a cura di Diego Fasolis, che aveva a disposizione un cast di rara bellezza: Carmela Remigio (Anna Bolena) e Arianna Vendittelli (Giovanna Seymour) due autentiche regine, non solo per la storia, ma anche in palcoscenico. Ruzil Gatin ha dato splendidamente voce al personaggio di Percy, mentre Simone Alberghini ha offerto un Enrico VIII convincente e sicuro, così come Paola Gardina nelle vesti di Smeton, Luigi De Donato (Rochefort) e Marcello Nardis (Hervey). Ottima la prova del Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia diretto dal Maestro Martino Faggiani. Prolungati e meritatissimi applausi per tutti.
gb