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Michele Novaro: un grande Genovese dimenticato anche nella fiction Rai su Mameli

Mar 14, 2024

La fiction Rai Mameli – Il ragazzo che sognò l’Italia ha avuto il merito di far conoscere meglio (se non scoprire) al grande pubblico una gloriosa pagina della storia nazionale. E il ruolo fondamentale che Genova ebbe negli eventi che condussero all’Unità d’Italia, grazie all’azione dei grandi Genovesi e Liguri che furono i principali alfieri del Risorgimento democratico. Come il protagonista, Goffredo Mameli (1827-1849), nel 1847 autore del testo del Canto degli Italiani, oggi Inno nazionale italiano, l’Eroe giovane e bello, caduto a soli 21 anni combattendo in difesa della Repubblica Romana. Un discorso a parte meriterebbero due Padri della Patria come Giuseppe Mazzini (1805-1872), mente del Risorgimento repubblicano e Giuseppe Garibaldi (1807-1882), molto legato a Genova. Con il genovese Nino Bixio (1821-1873), suo più fidato e coraggioso luogotenente, come tutti sanno, fu il più attivo fautore militare dell’Unità.

C’è però un altro grande Genovese essenziale in questa storia, ma rimasto in ombra: Michele Novaro (1818-1885), autore della musica del Canto: la sua stessa essenza emozionale, che parla ai cuori di tutti una lingua universale. Ma per tutti l’Inno è di Mameli, non di Novaro, che morì a Genova, a 66 anni, misero e dimenticato maestro di canto. È sepolto nel Cimitero monumentale di Staglieno, vicino alla Tomba di Mazzini.

Chi fu davvero Michele Novaro? Le sue origini familiari non furono affatto oscure. Fu un bravo tenore, ma relegato ‘in seconda’ o a ruoli minori. Il destino singolare di questo artista-patriota fu di essere autore di una sola opera passata alla storia: il Canto degli Italiani.

Mazzini non amava molto il Canto. Nel 1848 ne commissionò un altro a Mameli e Verdi. Ne scaturì il non memorabile Suona la tromba. Molti altri canti furono composti nel Risorgimento, ma ne sopravvivono ben pochi. Nessuno superò Fratelli d’Italia per popolarità, qualità poetica e musicale. Unico con dignità di Inno. Lo riconobbe lo stesso Verdi.

Si tratta di temi che dovrebbe coltivare una città un po’smemorata come Genova, ora dichiarata Città dell’Inno (che a Genova fu eseguito per la prima volta in pubblico, di fronte al Santuario di Oregina, il 10 dicembre 1847). Il nostro Gazzettino, nei limiti delle sue facoltà, si ripromette di approfondire l’argomento quanto prima nella sua edizione cartacea.

Marco Bonetti

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