Dai salotti asciutti dell’Unione Europea ai disastri del maltempo in Italia, da Genova fino alla Puglia ed alla Sicilia dov’è accaduto quanto dovrebbe preoccupare e farci riflettere: la formazione di un ciclone che ha sfiorato Capo Passero, come fossimo stati nei mari contigui all’equatore dove sono abituati a tali eventi. Cambia il mondo, cambia il clima e le conseguenze potrebbero essere drammatiche per chiunque di noi. Tra allerta mancate quando è arrivato il diluvio ed allarmi rossi quando ci siamo appena bagnati i piedi, la realtà ed il problema non è quello di allerta 1, 2, allerta si o allerta no. Il problema è che l’Italia è stata devastata da ladri e corrotti che hanno sfidato la natura facendo scempio dell’ambiente, costruendo su colline dove non si sarebbe dovuta alloggiare neppure una capanna per le capre e stravolgendo alvei, pianure, montagne. La natura ha accettato la sfida ed ha vinto, facendo capire agli umani che è lei la più forte, dotata da saecula saeculorum di dinamiche imbattibili, fatte di cielo, terra, mare, umidità e nuvole contro le quali dobbiamo alzare bandiera bianca. Persa la battaglia, umiliati nella nostra presunzione e divorati da egoismo per cui se non capita a me ma ad altri meno male, è ora invece indispensabile mutare passo e da subito. Lasciandoci alla spalle diatribe idiote su allerta si o no, l’unica iniziativa da prendere è quella di tentare immediatamente di porre qualche rimedio, per quello che si può, alla sfacelo ambientale, intervenendo sul territorio per metterlo in sicurezza. Facendo il fattibile (non si possono abbattere case, autostrade, porti) per prevenire i disastri; lavorando sulle fogne, sui fiumi, alzando argini, tenendo puliti i boschi incentivando all’agricoltura dimenticata e, invece, grande risorsa italiana, mandando magari a coltivare i campi quei politici, tecnici e burocratici che qualche responsabilità sui disastri ambientali c’è l’hanno. Ecco questa deve essere la grande priorità su tutto. Pioverà domani, dopo, tra un mese, un anno. Belli i colori sulla cartina che indicano i livelli di allerta; belli ma non fermano il Bisagno che straripa ed uccide, non tengono la grandine lontana da Roma o allontanano la pioggia che, più che i secoli, è riuscita a frantumare parte di Porta Pia. Non fermano i cicloni su Catania e ragusano e tanto meno convincono la pioggia a restare all’interno delle fogne ex rivi nati liberi e scoperti, che ora scorrono sotto la nostra San Pier d’Arena. Dobbiamo iniziare da subito e prima di tutto, quelle per grandi opere comprese, a convogliare ogni risorsa disponibile e possibile a mettere in condizioni case private, attività produttive, negozi ed arredi urbani a resistere a quei fenomeni “naturali” che, essendo appunto tali sono in natura prima di noi e ci resteranno dopo. Oltre tutto con costi per coprire i danni maggiori di quelli per resistere alle calamità. Chiudiamo con un doveroso grazie alla nostra commovente Protezione Civile, ai suoi volontari, agli angeli del fango, faccia bella e sorta di riscatto su chi, invece,ha dato una mano al maltempo a fare danni, gestendo il territorio in maniera ignobile.
Dino Frambati