Sono arrabbiato… Amo le sfide, le emozioni forti, le passioni intense e sono intensamente coinvolto nelle idee in cui credo. Per questo provo rabbia e dissenso per l’Italia di oggi, globalizzata e come appare sui media, nei talk show, nelle dichiarazioni ufficiali. Io, giornalista di antica data e quindi in qualche modo abitante del cosiddetto Palazzo, ne esco ogni mattina per tuffarmi nella vita reale di tutti i giorni. Ed appena sono in strada mi sembra di essere entrato in un altro mondo, tipo Alice nel paese delle meraviglie al contrario. Dove accidenti è l’Italia descritta in tv la sera prima da illustri colleghi, filosofi, opinionisti, politici e similari? Quella che mi dicono aver aumentato le assunzioni (poche centinaia) quando Indesit manderà a casa un’intera fabbrica e connessi (ben oltre mille lavoratori). E dov’è in strade e piazze italiane l’Italia libera indicata dai professori come funzionante, ben oliata, piena in ristoranti ed alberghi dopo anni di vuoto? Attorno vedo soltanto ristoranti vuoti o chiusi, serrande abbassate, locali sfitti. Lor signori eminenti nostri governanti nella conta dei posti di lavoro che aumentano e delle nuove assunzioni ci mettono gli autonomi che si sono auto esodati per cause di forza maggiore (crisi)? Ed il mio caro amico che ha chiuso bottega dopo cinquant’anni di storia e vestendo elegantemente la Genova bene o benestante che fosse? Aveva venti e passa dipendenti, alcuni davvero bravi a consigliarmi come vestire casual o in giacca e cravatta. Italia si, Italia no, cantava una vecchia canzone: quella che vedo io e, con me, tanto popolo italiano, è quella no. Mah, che sia diventato non vedente, insieme a milioni di concittadini? O forse le menti di chi fa politica di mestiere sono ben più ampie della mia/nostra? Domande cui non riesco a rispondere, provocandomi rabbia nel profondo. Italia libera o quella limitata delle multe per formalità, per quel fuori posteggio che non da fastidio a nessuno e quando la multa andrebbe elevata all’assessore al traffico di turno negli anni, che ha disegnato solo divieti, senza creare parcheggi e viabilità scorrevole che permette libera circolazione con annessi benefici sociali ed economici? Si, sono arrabbiato perché vorrei fare qualcosa per la mia/nostra Italia ma io come gli italiani “normali” impatto il muro che pare invalicabile di una nomenklatura che difende se stessa con l’arma potentissima della burocrazia. E della cattiva cultura che, per decenni, ha creato artificiosa conflittualità tra ceto medio e ceto basso. Dagli al commerciante, all’artigiano, al professionista. Al ceto medio, insomma. Ebbene ora quel “nemico” è abbattuto, prostrato da spread, alta finanza, leggi che hanno favorito super ricchi e grandi potenti. E abbattuto il ceto medio produttivo come va la nostra economia è davanti agli occhi di tutti: ora il conflitto esiste davvero, pochissimi ricchi e potenti che chiudono fabbriche e mandano a casa i dipendenti, ed una marea di poveri, nuovi o vecchi, di persone di mezza età umiliati da fallimenti o licenziamenti. Realtà amara ma purtroppo vera che è dovere di chi fa informazione palesare, con coraggio, a costo di critiche, contro l’ipocrisia non più tollerabile e che dura da anni, di chi mostra un Paese ricco e felice, che va bene ed è in ripresa. Il Paese, quest’ultimo, che non c’è.
Dino Frambati
d.frambati@seseditoria.com
Precedenti editoriali:
https://www.stedo.ge.it/?p=17618 (dove vai in bicicletta)
https://www.stedo.ge.it/?p=17177 (festa della donna)
https://www.stedo.ge.it/?p=16964 (San Valentino)
https://www.stedo.ge.it/?p=16715 (Obama e i ceti medi)
https://www.stedo.ge.it/?p=16511 (Peppone e Don Camillo)
https://www.stedo.ge.it/?p=16110 (Romagna mia)
https://www.stedo.ge.it/?p=16062 (Dedicato a un’amica)