Gazzettino Sampierdarenese

Il mensile di San Pier d'Arena online

Ci scrivono a proposito dell’incontro pubblico delle associazioni latinoamericane e multiculturali

Ott 29, 2017

Come sempre emerge una mera e sterile battaglia politica che non aiuta nessuno. Una sinistra che difende ad oltranza l’invasione di massa del nostro Paese e un’integrazione che di fatto si realizza solo in minima parte. Purtroppo è ormai una perversa abitudine tracciare di razzismo, fascismo, xenofobia, quanti tentano di far capire che siamo arrivati a livelli di degrado inaccettabili grazie soprattutto agli sporchi interessi che si celano dietro questi immani fenomeni migratori. Fa specie la sensibilità di certo Consoli poco disponibili agli incontri se non per avanzare richieste e poco disponibili ad intervenire sui connazionali che ci stanno rovinando la vita. Il 9 agosto 2009 l’allora Console Avilar (esiste la registrazione TV) in un incontro con il Comitato Campasso era stato l’unico ad ammettere che la situazione era seria ma che era compito delle nostre Forze dell’Ordine porvi rimedio. A tutt’oggi la situazione è sempre peggiorata e questo la dice lunga sul tipo di aiuto che ci si può aspettare. Nonostante una precisa richiesta del nostro Comitato, la Console che ha appena lasciato l’incarico si è ben guardata dal concederci un incontro per esaminare ed eventualmente intervenire insieme sui gravi problemi del territorio e anche questo la dice lunga sulla volontà di collaborare. E’ vergognoso tracciare di razzismo chi gestisce attualmente il Municipio Centro Ovest affermando che la precedente Giunta stava positivamente operando per rimediare al disastro che è sotto gli occhi di tutti e che è sempre peggiorato. Basta fare un giro nei punti ripetutamente segnalati e parlare con la gente per rendersi conto a che punto siamo arrivati. E tutto questo non è certo colpa all’attuale Commissario del Municipio Centro Ovest ma a una precedente maggioranza politica di cui faceva parte lo stesso Consigliere che oggi sostiene siano stati fatti passi avanti di cui non vi è assolutamente traccia. Crediamo che la cittadinanza sia davvero stanca di subire realtà che non dovrebbero essere come al solito negate ma affrontate seriamente.
Matilde Gazzo

“Diamo concretezza alle parole!”. Questo è stato il grido civile dei genovesi presenti nel salone del Centro Civico Gallino all’ennesimo incontro con i rappresentanti della comunità ecuadoriana. Ci si è ritrovati per sciorinare annose problematiche che, ovviamente, hanno costituito solo un “pour parler” visto che, alla fine, non si sono trovate soluzioni soddisfacenti. Il nocciolo del contendere è sempre lo stesso: lo stato di degrado di alcune vie cittadine scambiate per orinatori pubblici e la paura degli abitanti spesso oggetto di minacce da parte di ubriachi targati Sud America.
Ovviamente, poiché queste sono realtà inconfutabili, i relatori ecuadoriani, pur ammettendo questi atti di assoluta inciviltà, hanno tenuto a sottolineare che il degrado del quartiere è ben antecedente all’arrivo, negli anni ‘90, della comunità e che comunque le istituzioni latitano… A questo punto l’uditorio ha, giustamente, rumoreggiato… non si può e non si deve cercare un facile alibi a situazioni che toccano il quotidiano e danno un senso di pericolosa precarietà. Tutti i quartieri che formano una città sono in degrado se chi ci abita non contribuisce a tenerli puliti e in ordine che vuol dire, almeno, raccogliere i rifiuti degli animali e gettare nei contenitori spazzatura varie comprese le bottiglie vuote della birra lasciate pericolosamente ovunque. È altrettanto vero, però, che per fare questi piccoli gesti non bisogna invocare l’intervento delle autorità, delegate a ben più importanti compiti, ma bisogna far ricorso a quella che una volta si chiamava buona educazione e che oggi può essere tradotta come civiltà. E la civiltà è di tutti i popoli e di tutti gli uomini perché è alla base del rispetto verso gli altri indipendentemente dal colore della pelle e dalla nazionalità. Ed è proprio per il rispetto degli uni verso gli altri che bisogna lottare insieme, uniti, senza alibi ed attenuanti perché non c’è ne sono e chi, degli alibi e delle attenuanti, se ne fa scudo è indegno di stare in una società civile. I genovesi presenti, questo messaggio hanno più volte voluto sottolineare, hanno chiesto di avere al loro fianco, nelle varie manifestazioni e nella ricerca di soluzioni concrete,quella parte di onesti lavoratori non italiani che possano essere un reale tramite verso coloro che ancora non hanno chiaro il concetto di civiltà e rispetto per far si che la vita di tutti, pur nella precarietà politica od economica dello Stato, sia una vita serena… soprattutto pensando alle nuove generazioni che hanno diritto ad un mondo migliore che non potranno costruire mai se nessuno insegna loro le basi di una convivenza civile e democratica. Meno progetti ideologici, proponiamo, ascoltiamo, valutiamo, soluzioni concrete da qualunque parte arrivino il quartiere, la città è la casa di tutti.
Rita Rotella

6 commenti su “Ci scrivono a proposito dell’incontro pubblico delle associazioni latinoamericane e multiculturali”
  1. Non è vero che il degrado di San Pier D’Arena fosse ben antecedente all’arrivo degli ecuadoriani. Invece di trovare scuse che non stanno in piedi, le autorità consolari dovrebbero ammettere senza “se” e senza “ma” che diverse persone del loro paese (non tutti, grazie a Dio) hanno fortemente contribuito ad abbattere la qualità della vita qui da noi, specialmente in zone come il Campasso e la parte bassa di San Pier d’Arena. Pensionati ed abitanti sono passati in poco tempo da una vita tranquilla (come meritavano dopo una vita di lavoro) ad una vita piena di schifezze, pericoli, rumori e musica assordanti. Le prime badanti che arrivarono da Ecuador erano le benvenute proprio perché c’era bisogno di loro per gli anziani. Poco alla volta sono arrivati i loro uomini, molto spesso nullafacenti e viventi alle spalle delle loro donne, e sono iniziati i problemi. Poi sono arrivati i ragazzi e le ragazze senza istruzione e senza la minima educazione, parecchi dei quali si sono riuniti nelle bande, pericolosissime e crudeli. Tutto questo ha danneggiato non solo i residenti italiani, deprezzando fortemente gli appartamenti che avevano pagato con una vita di sacrifici, ma ha anche danneggiato i molti ecuadoriani onesti, lavoratori, seri. Questi (non le autorità di polizia…)avrebbero dovuto intervenire pesantemente presso i loro conterranei violenti e maleducati, per far capire loro che quei comportamenti distruggevano la reputazione di una intera comunità. Invece si sono voltati dall’altra parte, facendo come se il problema non ci fosse o riguardasse altri, e lamentandosi per la mancata integrazione cosa falsa, falsa, falsa (tre volte) perché la popolazione genovese è da sempre abituata al porto ed a lavorare con lo straniero, quindi accoglie, ma non concede posto a chi crede di poter fare senza regole quello che crede. Le autorità consolari hanno le loro responsabilità precise, perché rispondono a queste cose sempre con le stesse parole vuote, giocando a “tennis” con noi cioè rimandando nel nostro campo la palla. Sappiamo bene che questi problemi vi bruciano, ma, nell’interesse dei vostri conterranei onesti siete pregati di fare un giro il sabato sera/notte in via Buranello e Via San Pier D’Arena spingendovi poi sino a via Fillak in zona Campasso, e se non siete stanchi terminare con Piazza Montano o Piazza Settembrini. Infine passate dal Commissariato di Cornigliano o dai Carabinieri di Corso Martinetti e chiedere loro come è trascorsa la notte e CHI ha causato i problemi.
    Basta con questi atteggiamenti minimizzanti e rivendicativi: voi avete precise responsabilità morali, e dovete intervenire non con noi, per favore, ma con quei personaggi che parlano ubriachi, con la birra in mano ed orinano dappertutto. State però molto attenti, perché all’improvviso, per un commento sbagliato, potreste essere coinvolti in una rissa. Grazie.

  2. Condivido pienamente la disamina di Pietro Pero e aggiungo, se mai ce ne fosse il bisogno, che di situazione diciamo “strane” antecedenti gli anni ’90 a Sampierdarena erano focalizzate quasi a livello di cabaret (e non di risse notturne).
    Vi ricordate il signore che metteva le mutandine rosse al suo cane (come decoro e rispetto della chiesa) quando entrava nella chiesa della Cella , oppure a quel signore che ascoltava la radio portandosela sulle spalle davanti a bar Roma.
    Ecco siamo passati da queste situazioni alla paura ad uscire di sera.
    Se questo non è degrado ditemi voi….
    Un caro saluto

  3. Sampierdarena viveva benissimo senza “ i nuovi arrivi “ si intende quelli che ci fanno vergognare di dire “abito a Sampierdarena” e come risposta ci sentiamo dire “ah nel Bronx”! Io rifiuto animatamente questo soprannome ,diciamo ,della cittadina dove sono nata e cresciuta ma come contraddirli ogni giorno i quotidiani mettono in prima pagina ogni fatto accaduto nella notte con una certa soddisfazione” pare”! Comunque Sampierdarena non è una periferia come vorrebbero fare apparire è una città con i suoi porticii e bei negozi che tengono duro al pomeriggio c è ancora il passeggio e ci sono tanti sampierdarenese che di incontrano felici di esserci ,un po’ sconsolati di vedere il menefreghismo di chi vive nella nostra città come fosse in un posto senza regole e senza amore ……….

  4. l’integrazione è una cosa, sentirsi straniero a casa propria è ben altra.
    Aver dovuto svendere la propria casa dopo 45 anni vissuti a Sampierdarena per poter sopravvivere le fa davvero girare.
    Mi permetto di aggiungere a quanto correttamente fatto osservare da Pietro Giovanni e Laura che, una ulteriore coltellata alla schiena a Sampierdarena è stata la costruzione del centro commerciale Fiumara il quale ha dato il colpo di grazie ai negozi storici di via Cantore e dintorni e dalla via XX di ponente ci siamo trovati di fronte ad un deserto spopolato….o meglio mal popolato

  5. come non essere d’accordo , con chi ha scritto prima di me ! Mi fa ” piacere” si fa per dire che ci sia stata finalmente! questa sollevazione,ma si doveva arrivare a questi punti? io da anni che in Municipio mi batto come una Iena ,senza essere ascoltata , ma… Anzi spesso attaccata e tacciata da razzista, anche in una seduta di Consiglio proprio, da quel Consigliere presente all’incontro del Centro Civico solo per avere presentato un ordine del giorno in merito ,alle problematiche che oggi purtroppo sono sotto gli occhi di tutti ed io avevo osato citare la comunità dicendo che certi comportamenti sono da imputare a buna parte dei loro connazionali ! per fortuna non tutti ! ed ecco che giustamente oggi si sentono offese e si lamentano. Ma anche loro, certamente non ci hanno dato una grossa mano ,magari facendo pressione con i loro Consoli , condannare apertamente,certi comportanti magari organizzare qualche incontro,nelle nostre piazze per dialogare con quella parte di loro ,,come qualcuno come me aveva anche proposto invece che pensare che debbano essere solo le nostre Istituzioni a porre rimedio ! infine anche quel tavolo del FORUM INTERCULTURA, istituito dal Municipio, del quale loro hanno lamentato l’eliminazione, be..non è precisamente così ; quel forum si è concluso con nulla di fatto , tanto che proprio il Consigliere Delegato , non lo ha mai più convocato!!,Quindi mi spiace i problem sei non si affrontano , ma
    .si negano , la soluzione non è facile !! … è molto più comodo addossare le colpe ad altri .

  6. Forse per farci sentire dobbiamo agire come hanno fatto gli abitanti di Multedo? Le motivazioni ci sono e anche gravi ! Mi dispiace solo per quelle persone che si sono inserite benissimo nella nostra realtà di cittadina ACCOGLIENTE ,si con lettere maiuscole ,perché a Sampierdarena vivono anche cittadini provenienti da altri paesi : cinesi , africani , cittadini dell ‘est europeo tutti con i loro pregi e difetti quindi è urgente pensare alla sicurezza e alla qualità di vita degli abitantI!

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