Gazzettino Sampierdarenese

Il mensile di San Pier d'Arena online

Lucia è sempre Lucia

Gen 21, 2019

“Quando ho nella testa della musica buffa – affermava Gaetano Donizetti – sento un picchio molesto alla parte sinistra della fronte; quando è musica seria, sento la stessa molestia dalla parte destra”. Ed è proprio accusando tale disagio che, in una notte del’estate napoletana del 1835, il compositore bergamasco, congedandosi dalla moglie e dagli ospiti – il tenore Duprez ed il baritono Cosselli – si ritirò nella propria stanza, chiedendo lume, carta, penna e calamaio. Dopo mezz’ora uscì e consegnò al Duprez la cabaletta finale della neonata “Lucia di Lammermoor”, esemplare storia di un amore travolgente e tragicamente contrastato, messa in musica in trentasei giorni. La stesura del libretto fu affidata a Salvatore Cammarano che seguì fedelmente il romanzo ” The Bride of Lammermoor” di Walter Scott. Considerata il capolavoro di Donizetti nel campo delle opere serie, “Lucia di Lammermoor”, è anche una delle migliori opere romantiche del periodo preverdiano. Vide la sua prima rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835: tre giorni prima si spegneva Vincenzo Bellini e risale al 1829 il “Guglielmo Tell”, ultima fatica di Gioachino Rossini; Giuseppe Verdi è ancora lontano e con questo capolavoro Gaetano Donizetti vede riconosciuto il proprio primato assoluto sulla scena operistica italiana. Questo capolavoro assoluto di romanticismo musicale è andato in scena al Teatro Verdi di Pisa, dopo un’assenza di ben diciannove anni e decisamente non ha deluso le aspettative del numeroso pubblico presente in sala. Proposto nell’edizione critica sull’autografo di Jesus Lopez Cobos, con il ripristino di molti dei numerosi tagli solitamente in uso, particolare non trascurabile e decisamente interessante, “per la scena della pazzia”, l’utilizzo della glass harmonica di Sascha Reckert, strumento musicale inventato da Benjamin Franklin e voluto da Donizetti per la prima rappresentazione dell’opera, in seguito sostituito dal flauto. Nel contesto della cupe scene realizzate su bozzetti di Allen Moyer, supportate dalle sapienti luci di Michele Della Mea, intelligentemente garbata la regia di Stefano Vizioli. Musicalmente valida si è avvalsa di un cast giovane (con tutto quello che comporta essere tali…), dove Marigona Querkesi nel ruolo di Lucia ha offerto una prova interessante, necessitando però di ulteriori monitoraggi… Abbiamo particolarmente apprezzato Alessandro Luongo (il perfido fratello Enrico) e Carlos Natale nei panni di Arturo. Completavano la locandina Alessandro Luciano (Edgardo), Andrea Comelli (Raimondo), Valeria Tornatore (Alisa) e Didier Pieri (Normanno). Una buona direzione d’orchestra (non scevra talvolta di eccessi sonori) a cura di Michael Guttler si accompagnava all’ottima prova del Coro Ars Lyrica, contribuendo alla pregevole confezione di questo spettacolo.

gb

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