Riceviamo, pubblichiamo e commentiamo volentieri:
E’ il 9 luglio 2015 e dopo un anno di lavoro duro, svegliandosi ogni giorno alle quattro del mattino per sfornare dolci, per rasserenare le giornate dei miei clienti, mi trovo a dover scrivere questo articolo a causa di un’ assoluta e completa indignazione nei confronti di uno “Stato” , se così si può chiamare, che invece di aiutare ed incentivare i propri cittadini, gli manda per posta un bel cappio al collo, con i più cordiali saluti, insieme a un bel malloppo di tasse. Siamo nella più concreta indecenza, ci costringono ad una scelta, ci mettono davanti a due strade: essere onesti, pagare le tasse e CHIUDERE, o fare i disonesti, gli evasori, per potersi permettere, senza troppe arroganti pretese, di fare una spesa al supermercato senza avere il timore del centesimo. Siamo immersi in un sistema istituzionale corrotto, mafioso, che niente ha delle parvenze di quello che i pensatori dello Stato originario avevano ipotizzato. Ci troviamo sempre più davanti al decadimento del sistema stato, che se non è evidente e tangibile, sicuramente avviene attraverso la sfiducia e la presa di coscienza dell’ ingiustizia da parte di noi cittadini. Quello italiano è uno Stato che nasconde il suo lato retrogrado e le sue infinite contraddizioni, punendo i corretti per continuare a favorire i corrotti. Il tempo passa e la mentalità è ancora ferma all ‘800, l’ imprenditore è visto come lo sfruttatore degli operai alienati; quanto sarebbe bello che l’ Italia smettesse di pensare solo per ideologia e cominciasse ad aprire gli occhi sui problemi reali del nostro tempo. Diffidenza e tasse sono le uniche le uniche due parole che lo Stato sembra associare agli imprenditori. Veramente non capisco i nostri governati, forse troppo spesso ci dimentichiamo che sono i nostri primi dipendenti, magari avranno qualche problema di “comprendonio”, o forse potremmo essere alla scoperta di una nuova malattia la ,soldopatia, causata dall’ incessante flusso di soldi che passano davanti ai loro occhi e nelle loro tasche, soldi nostri che noi non vedremo mai. Citando Francis Bacon: “ Niente provoca più danno in uno Stato del fatto che i furbi passino per saggi”.
Un imprenditore sfiduciato
Caro imprendtore sfiduciato,lei ha tutta la nostra comprensione e condivisione e siamo orgogliosi di pubblicare la sua lettera. Del resto se lei come gli altri lettori di sito e cartaceo saranno stati atteni agli editoriali di questi ultimi anni, non avrete potuto fare a meno di accorgervi dei nostri duri ed impietosi giudizi su un Stato la cui nomenklatura protegge se stessa e i suoi privilegi, dando la caccia a chi, invece che carte e norme spesso sbagliate, produce occupazione, reddito e lavoro. In Italia, lo dico con amarezza, c’è una cultura che non ha pari al mondo nei Paesi civili e democratici di guerra all’imprenditoria come un dagli all’untore. Mentalità che non ha colore politico ma tradizione storica nel nostro Paese riducendolo com’è davanti agli occhi di tutti. Che dirle? Non molli; non molliamo. Continui ad alzarsi alle 4 (io alle 5,30-6) altrimenti lasciamo campo libero a quelli che si alzano quando il sole è già alto, perché a lavorare ci vanno quando è quasi ora di pranzo.
Dino Frambati