(foto di Fabio Bussalino ©) In questi ultimi giorni tutti i media locali hanno parlato del problema dello “smarino” al Campasso. Il Gazzettino Sampierdarenese, nel giugno 2015, aveva pubblicato un ampio servizio di Gino Dellachà nel quale veniva analizzata con estrema attenzione la problematica dei lavori per il nuovo nodo ferroviario di Genova con particolare riferimento al materiale di risulta prodotto. Per una maggiore informazione ai lettori del Gazzettino Sampierdarenese online, riproponiamo integralmente l’articolo pubblicato otto mesi fa.
Red.
Sono in corso i lavori iniziati nel settembre 2010 per il riassetto della parte sud del Nodo Ferroviario di Genova, la cui completa ristrutturazione sarà finalizzata oltre che al suo sviluppo, anche alla separazione dei traffici locali da quelli a lunga percorrenza. Infatti l’insieme di linee e di raccordi costituenti la nuova infrastruttura di Valico, permetterà di realizzare, previi gli indispensabili interventi programmati, anche una nuova rete dedicata al traffico metropolitano. Tutto questo, nell’ambito della realizzazione del Terzo Valico Ferroviario che, avendo come punto di origine il Nodo Ferroviario di Genova, costituirà per la città ed il suo porto un’importantissima via di accesso verso l’Italia settentrionale e verso l’Europa. Purtroppo la costruzione delle nuove opere accessorie al Terzo Valico sta portando a San Pier d’Arena ed ai suoi abitanti, seri problemi che per ora riguardano la zona del Campasso e che dal prossimo anno, coinvolgeranno anche la stazione ferroviaria di piazza Montano.
Campasso – Essendo attualmente in esecuzione i lavori di scavo della galleria Polcevera, anche questa opera relativa al Terzo valico, il materiale di risulta prodotto, il così detto smarino, viene trasportato e ammassato all’interno del cantiere della Ferrovia del Campasso. Ciò crea comprensibile apprensione agli abitanti della zona già fortemente avversi al passaggio nel quartiere delle betoniere che trasportano il cemento necessario per la realizzazione delle infrastrutture dei lavori ferroviari e che sono estremamente delusi per la mancata realizzazione della nuova strada che avrebbe dovuto portare da via Campasso e via Della Pietra fino a via Brin. Ma che cosa è lo smarino? È l’insieme dei detriti provenienti dai lavori di scavo di gallerie, cave o miniere e la sua gestione presenta dei punti critici quali la raccolta, il caricamento, il trasporto alla zona di deposito o qualora non sia contaminato, al luogo di riutilizzo del materiale. Infatti ai sensi della vigente normativa sulla gestione delle rocce da scavo (D.L. n. 15 del 23 aprile 2006) lo smarino, se non contaminato da inquinanti, può essere riutilizzato, senza trasformazioni preliminari. Qualora sia inquinato o non riutilizzabile, lo smarino è considerato un rifiuto e come tale è sottoposto alle disposizioni di legge in materia. Per decidere correttamente sulla loro destinazione finale, i materiali di risulta devono pertanto essere controllati e classificati (secondo quanto previsto dalla Legge n. 443 del 21 dicembre 2001) e sempre sulla base dei risultati della loro caratterizzazione, devono essere presi se necessario, gli opportuni accorgimenti quali la loro bagnatura e copertura durante il trasporto ed il successivo stoccaggio. Nella fattispecie lo smarino in questione è probabilmente composto da dolomia che è una roccia sedimentaria costituita principalmente dal minerale dolomite e cioè da carbonato doppio di calcio e magnesio. Dalla fine del 2014 non è più possibile conferire lo smarino, presso la discarica di Scarpino che è stata chiusa e gli abitanti del Campasso hanno cominciato a notare, sempre con maggior preoccupazione, che all’interno del cantiere della Ferrovia del Campasso e più precisamente in zona Ponte Morandi, si stava formando un grosso ammasso di detriti quali rocce e terriccio di colore grigio. Questo cumulo attualmente è parzialmente coperto, ma non sembra venga bagnato per evitare che le polveri disperdendosi nell’aria, arrivino fino alle abitazioni del quartiere. La diffusa preoccupazione che lo smarino presente possa arrecare problemi d’inquinamento ambientale e danni alla salute dei residenti ha causato forti proteste da parte degli abitanti del Campasso e successivamente ha dato adito a interrogazioni ed interpellanze in Consiglio Comunale, con richieste di effettuare l’analisi dell’aria e dello smarino per stabilire se siano presenti elementi dannosi alla salute. Nel marzo del 2015 ha risposto in merito, il vicesindaco Stefano Bernini: “l’accumulo dei detriti al Campasso è autorizzato dalla Regione, è materiale che viene dalla galleria che deve collegare il ponente genovese con il centro, nel nuovo sistema ferroviario. Le procedure sono state seguite, non c’è presenza di amianto. Il nuovo piano mantiene in quell’area la destinazione ferroviaria. Lo smarino sarà utilizzato in quell’area come materiale da costruzione. Pretenderò che, secondo le norme, i camion siano coperti”.
Ci risulta inoltre che nel progetto Terzo Valico, la Regione Liguria abbia adottato lo stesso piano di smaltimento dello smarino già approntato dalla Regione Piemonte, piano che dispone che, qualora si riscontri presenza di asbesto o amianto (e non sembra essere il nostro caso) il materiale sia inertizzato con uno strato di vernice, per impedire il rilascio delle fibre di amianto nell’aria e sia trasportato in condizioni di massimo controllo verso discariche autorizzate.
Stazione ferroviaria – In ordine d’importanza la stazione di San Pier d’Arena, con un flusso annuo di circa 7 milioni di passeggeri, è la terza stazione cittadina dopo quelle di Genova Piazza Principe e di Genova Brignole. L’edificazione del suo nucleo originario risale al 1853, in occasione della costruzione della tratta Genova-Busalla della linea ferroviaria dei Giovi. La stazione è stata poi ampliata con la realizzazione delle linee Asti-Genova e Genova-Savona della quale è tuttora stazione di diramazione. La stazione dispone a tutt’oggi di sei binari destinati al traffico viaggiatori di cui i primi quattro, posizionati in direzione Nord, servono le tre linee di valico, mentre i due paralleli alla costa, servono la linea Genova – Ventimiglia. L’adiacente scalo di San Pier d’Arena Smistamento è invece dedicato al traffico merci genovese ed è collegato direttamente con il porto mercantile e la stazione ferroviaria portuale di Genova Marittima Bacino, tramite la linea sommergibile che costeggia il torrente Polcevera e sottopassa il ponte stradale di Cornigliano e la linea Genova-Savona in corrispondenza del ponte sullo stesso. Per quanto riguarda lo stato dell’arte dei lavori, dall’ottobre 2014 è stata chiusa la Bretella di Voltri per poter attuare l’interconnessione col previsto Terzo Valico ed è iniziato lo scavo della galleria Polcevera, che permetterà ai treni a lunga percorrenza, interregionali e merci, di raggiungere San Pier d’Arena e quindi Principe. Ciò comporterà a partire da giugno 2016 la chiusura, per una durata prevista di circa 750 giorni, della stazione di San Pier d’Arena. La chiusura porterà enormi disagi a tutti i pendolari in prevalenza lavoratori e studenti che la utilizzano quotidianamente anche se l’inagibilità non sarà comunque totale, in quanto non riguarderà i binari n° 5 e n° 6 paralleli alla costa che sono il collegamento con le due riviere. Durante il periodo di chiusura il traffico ferroviario proveniente da Arquata Scrivia continuerà a confluire sulla linea di collegamento diretto, attraverso il tunnel Granarolo, fra la ferrovia succursale dei Giovi e la stazione di Genova Principe, mentre quello pendolare percorrerà la tratta al momento in rifacimento Rivarolo – Campasso – Santa Limbania – Principe, tagliando fuori San Pier d’Arena. Per quanto riguarda la linea Acqui – San Pier d’Arena, sembrava inevitabile un suo blocco, a partire dal giugno 2016, mentre ora risulta che tra le alternative oggetto di valutazione da parte delle Ferrovie, ci sia la possibilità di deviare i treni sulla linea costiera di Voltri, attraverso la galleria di Borzoli, oggi non utilizzata. Ovviamente le notizie relative agli studi ed ai progetti in atto da parte di Rete Ferroviaria Italiana, di cui si parla almeno da cinque anni, non sono sufficienti a tranquillizzare i pendolari utenti del servizio che, dopo tanti discorsi e promesse, temono più che legittimamente, che come spesso accade, tutto finisca nel nulla e di dover di conseguenza affrontare un futuro strapieno di problemi e di disagi.
Gino Dellachà