Grazie a Dio quanto abbiamo visto stamattina risalendo via La Spezia verso l’ospedale di San Pier d’Arena nulla ha a che vedere con le vere battaglie che purtroppo nel mondo si verificano anche oggi. La foto mostra uno dei tanti micro episodi cruenti che da tempo si svolgono nel nostro cielo, specialmente da quando il numero dei gabbiani si è moltiplicato. I precedenti e principali “inquilini” dei nostri spazi aerei, cioè i piccioni, stanno ormai cedendo il predominio ai gabbiani, sia per quanto riguarda il cibo che viene razziato dai famelici ed aggressivi volatili bianchi, sia per le lotte che vedono sempre i piccioni soccombere in malo modo. C’è però una novità, e questa riteniamo sia una conferma del fatto che la natura fa sempre il proprio corso. Alcuni rapaci, ad esempio le poiane, i falchi pellegrini ormai stanziali e soprattutto i gheppi, eseguono con regolarità voli di ricognizione sopra le nostre case partendo da nidi sulle alture o sui forti che ci sovrastano o dalla Lanterna, e siccome anche loro “tengono famiglia”, ecco che i pulcini dei gabbiani lasciati soli sui tetti rappresentano un lauto pasto, nemmeno tanto difficile da afferrare. Quando questo avviene, ecco che i gabbiani dei dintorni e soprattutto i genitori del piccolo emettono fortissime grida volando in cerchio. Molte persone non ne comprendono la ragione, ma spesso il clamore è solamente un insieme di grida di dolore e di avviso ai rapaci di stare lontani anche se talvolta questi hanno già colpito. L’urbanizzazione di animali selvatici continua dunque a crescere, ed al momento di gabbiani “regolari” pare ci sia rimasto solo quello che staziona in via Palazzo della Fortezza nei pressi della pescheria che è una delle pochissime ancora in funzione. L’uccello “sa” che quelle acciughe ed altri pesci non sono destinate a lui, però ha capito che il titolare, per evitare che il gabbiano compia rovinose incursioni appena lui si distrae, gli getta ogni tanto qualche succulento pesce fresco, per cui non è costretto a cambiare totalmente la propria dieta passando dal tradizionale pesce alla rumenta oppure ai cadaveri di piccioni. Osservare queste cose ci aiuta un poco a non pensare sempre e solo agli invisibili virus che potrebbero aggredirci in modo molto meno comprensibile e subdolo di quanto non faccia il gabbiano con altri uccelli.
Pietro Pero