Si, lo so, è venerdì sera, ma da martedì sono in giro per l’Italia: Roma, domani Milano e poi Alessandria, Basso Piemonte… Quindi, mi scusino i navigatori che approdano a questo sito, ma anticipo l’editoriale del sabato, un appuntamento ormai tradizionale al quale non so sottrarmi e che mi permette, più di ogni altro, di dialogare con voi. L’idea mi è venuta a diecimila metri di altitudine, sul Boeing Alitalia che mi portava a tarda sera dalla capitale a Genova, dopo una lunga giornata capitolina e tante discussioni estenuanti sulle quali mi esimo dal riferirvi. E’ meglio, statene certi. Dibattiti su informazione e media . Massimi sistemi mentre al mio cellulare arrivavano a ripetizione grida di dolore di colleghi malpagati, anzi, proprio non pagati. Viaggiano sui 6 euro a pezzo e anche meno ma, da mesi, causa crisi, non prendono neppure quelli. Problemi, solo problemi, diritti negati a fonte di doveri richiesti. E allora dentro di me, guardando oltre le nuvole, mi affollavo la mente di pensieri, anche non attinenti a quanto ho appena detto ma, comunque, che fanno parte dell’italica sofferenza. Nostra, di tutti di noi, obbligati a seguire le regole. Dura lex sed lex… E sì! Guai a chi non la segue e poco importa se a vararla sono stati tecnici e burocrati come quelli che ci hanno messo un po’ del loro quando è straripato il Bisagno ed ha fatto danni ingigantiti da burocrazia e “dogmi” di legge. Lui, il torrente, le regola le ignora, non viene indagato se le vìola e neppure se uccide. Occorre contenerlo, certo. Ma la legge non permette di agire in tal senso; c’è un ricorso in tribunale per cui è tutto fermo. E’ la legge, no? Volete disubbidirla? Ma certamente no! Beh, capisco che la famiglia del morto e le aziende distrutte capiranno con difficoltà il concetto: ma… dura lex… E allora pazienza se un uomo è morto e molti sono morti economicamente! Cerco l’ironia per non cedere alla rabbia e mentre il comandante annuncia che abbiamo iniziato la discesa verso Genova e le assistenti di volo offrono bibite e salatini, mi viene in mente che i risparmiatori pagano il 26 per cento di tasse sui quattro soldi che derivano da interessi su loro investimenti di denaro, messo da parte a fatica e dopo averci già pagato le tasse. E mi viene in mente quella regola imposta dal governo del professore, che mi è apparso come uno dei peggiori dell’Italia repubblicana, per cui… ”mille e non più mille”, riferito al contante e norma massacratrice di spese e circolazione del denaro. Guglielmo Miani, presidente dell’Associazione commercianti di via Monte Napoleone, strada milanese simbolo dello shopping nel mondo, lamenta che, in questo modo, facciamo fuggire i compratori esteri che, nei Paesi di origine, non sono certo sottoposti a queste leggi assurde. In Germania non ci sono limiti, negli Stati Uniti mi pare diecimila dollari. Il cash è un motore dell’economia, miei cari professori strapagati e teorici! Mille euro contanti e non oltre contro l’evasione fiscale? Assurdo: i veri evasori, non quelli per la sopravvivenza, fanno girare denaro in tutto il mondo, come gli pare ad alla faccia del fisco e di chi vive con mille euro, ma al mese.
Dino Frambati
Editoriale del direttore del… venerdì sera: “Maledette regole!”
